Prof. Thali, dove si collocano i confini delle conoscenze che Virtobot può fornire?
I punti deboli di un sistema automatizzato, così come lo utilizziamo qui, sono senza dubbio la tossicologia e la microscopia. Il robot può sì prelevare campioni con la massima precisione, ma ovviamente non può controllarli. Nonostante la presenza di un aiutante automatico, la formulazione della diagnosi o l’esecuzione di una perizia restano compito di un medico legale esperto.
Cosa distingue il Virtobot dai robot medici utilizzati per esempio nella chirurgia?
I robot chirurgici, così come sono stati sviluppati fino a oggi, erano molto specializzati sulle singole regioni del corpo come la schiena, il petto, le anche o le articolazioni delle ginocchia. Il Virtobot deve invece essere generalista e svolgere compiti diversissimi su tutto il corpo.
Il Virtobot è un prodotto medicale?
Non abbiamo svolto i test per l’autorizzazione e comunque il Virtobot non li supererebbe. Secondo me il problema più grande risiede nel fatto che utilizziamo un robot industriale che, nella produzione, dovrebbe lavorare separato dalle persone da recinti o barriere fotoelettriche. Non dispone dei dispositivi di protezione per un utilizzo in sala operatoria.
Che parte del lavoro di sviluppo l’ha colpita in modo particolare?
Mi affascina il fatto di poter utilizzare per i nostri scopi forensi tecniche tratte da un campo completamente estraneo come quello dell’industria automobilistica. Per poter giungere a questo risultato, gli ingegneri hanno collaborato per anni e hanno sviluppato la tecnica. Trovo che il percorso necessario per giungere al Virtobot sia molto più affascinante dell’attuale sistema finito.
Quanti Virtobot esistono al momento?
Il Virtobot in questa forma è unico a livello mondiale. Esistono tanti istituti che utilizzano la TC anche per l’esame dei cadaveri. Ma nessuno, al di fuori di noi, lavora alla realizzazione di un percorso di esame con molte fasi e modalità tecniche diverse.
L’autopsia virtuale è un mercato reale?
Al momento no. Ma credo che nei prossimi cinque anni i sistemi di autopsie virtuali verranno utilizzati in molti istituti.
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