La seta del ragno è un materiale straordinario, spiega con grande entusiasmo il Prof. Thomas Scheibel. Il materiale, sotto una determinata forma, è estremamente elastico e resistente alla rottura. Sebbene le fibre della sete di ragno abbiano uno spessore di soli 3 – 5 µm, sotto forma di rete possono sopportare anche carichi di 5 – 6 kg senza rompersi. È questo il motivo per il quale alcuni pescatori della Polinesia utilizzano una rete di questo materiale per prendere i pesci.
Con le loro diverse ghiandole i ragni possono produrre tipi diversi di seta: un tipo particolarmente robusto per il telaio della loro rete, uno particolarmente elastico per le maglie nelle quali rimarranno impigliati gli insetti che volano a grande velocità, senza che le maglie si rompano, un tipo per avvolgere la preda, ecc. Tutti questi tipi di seta hanno un elemento comune: la catena di proteine che inizialmente è presente in una cavità del corpo in modo disordinato e disciolto. Solo in seguito al processo di produzione della tela, grazie ad un determinato valore di pH, un’esatta concentrazione di sali e sotto l’influenza del flusso creato dal ragno quando produce il filo, si crea un filo. La sua stabilità è dovuta al gran numero di deboli legami presenti tra le molecole di proteine.
Dal punto di vista medico il materiale è interessante, a detta di Scheibel, in quanto non provoca allergia o irritazioni. Gli antichi greci e romani utilizzavano già questo materiale per coprire le ferite ed i medici moderni sperano oggi di poterlo utilizzare come materiale di sutura o per supportare la crescita di fibre nervose troncate.
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